martedì 29 dicembre 2015

La profondità nel.....quotidiano

Il seguente articolo, tratto dal "Corriere della Sera" (credits a fine articolo), spiega in maniera semplificata le problematiche, le tecniche e i cenni storici del pozzo petrolifero Aquila al largo delle coste brindisine e della relativa zona Acque profonde

pozzi petroliferi subacquei. profondita' record in Italia

le principali ricerche petrolifere sottomarine in Italia. i giacimenti detti " Aquila " e " acque profonde " localizzati nel canale d' Otranto dovrebbe garantire l' estrazione di 120 milioni di tonnellate di materiali

------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ Presto si estrarra' sotto 1000 metri d' acqua TITOLO: Pozzi petroliferi subacquei Profondita' record in Italia - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Erano gli anni ' 80 quando, nel corso della campagna di esplorazione in acque molto profonde del Canale di Otranto, dei sondaggi preliminari misero in evidenza una struttura geologica d' interesse petrolifero all' interno della crosta terrestre. Si trovava a circa 3.500 metri di profondita' rispetto al fondo del mare. Ma per giungere al tetto di quel possibile giacimento si rendeva necessaria una perforazione che iniziasse a trivellare le rocce dopo che l' asta di tubi con lo scalpello incorporato avesse attraversato l' intero spessore d' acqua di mare, che in quel punto raggiunge gli 850 metri. Dieci anni fa nessuna compagnia petrolifera si sarebbe sentita in grado di raggiungere un simile obiettivo. Allora, infatti, si era in grado di perforare pozzi minerari che non fossero posti al di sotto di fondali marini profondi non piu' di 200 300 metri. Quell' obiettivo, dunque, sarebbe stato non solo un record difficilmente superabile, ma avrebbe permesso alla societa' che lo avesse raggiunto di crearsi un' esperienza unica nelle ricerche di petrolio in mare aperto. Grazie alla collaborazione di altre compagnie petrolifere e ingegneristiche, l' Agip affronto' quest' impresa tecnologica e in questi ultimi mesi la meta all' interno del pozzo chiamato "Aquila" e' stata raggiunta. E vero che in questi ultimi anni si e' riusciti a perforare la crosta terrestre in mare aperto sotto 2.000 2.500 metri d' acqua, ma mai si e' arrivati alla fase produttiva di un pozzo, cioe' all' estrazione del petrolio. I problemi tecnici da risolvere sono stati tantissimi: innanzitutto si e' reso necessario sviluppare un sistema che permettesse di collegare le teste del pozzo presente sul fondo del mare con la piattaforma posta in superficie con caratteristiche tali che fosse in grado di garantire un' altissima resistenza alla turbolenza del mare e a fenomeni di corrosione. Inoltre si rese necessario costruire un vero e proprio robot sottomarino, manovrato dalla superficie, che permettesse l' installazione e la sostituzione di pezzi della piattaforma sul fondo del mare. E ancora, si rese indispensabile una strumentazione che fosse in grado di controllare cio' che avveniva sulla testa del pozzo e all' interno del pozzo stesso in tempo reale: dalla progressione del trapano alla circolazione del fango che serve a lubrificare quest' ultimo. Inoltre, una volta raggiunto il giacimento sono stati adottati sistemi di perforazione estremamente complessi. La sonda, infatti, e' stata fatta piegare di circa 90 gradi, cosi' che essa ha continuato a perforare all' interno della formazione petrolifera in modo orizzontale anziche' verticale, come avviene normalmente, e cio' per consentire una piu' sicura verifica della quantita' di petrolio presente nel corpo roccioso. La perforazione dunque, insieme a tutte le altre ricerche eseguite, ha contribuito alla determinazione delle riserve del giacimento "Aquila". Queste dovrebbero aggirarsi intorno ai 70 milioni di barili, (1 barile > 163 litri). Se poi si considera la piu' vasta area denominata "Acque Profonde", per la quale e' stata varata un' apposita campagna di ricerca, si calcola un potenziale di riserve di circa 120 milioni di tonnellate tra olio e gas, pari all' incirca al petrolio consumato in un anno in Italia. La futura messa in opera di quest' ultimo giacimento potrebbe segnare un nuovo record. Esso, infatti, verrebbe coltivato a 4 5 mila metri di pronfondita' al di sotto di una colonna d' acqua di circa 1.000 metri d' altezza. Per essere certi, comunque, che l' impresa tecnologica del pozzo "Aquila" (quello in funzione sotto 850 metri d' acqua) avesse realmente raggiunto l' obiettivo preposto, quest' ultimo e' stato messo in attivita' per alcuni mesi e ha prodotto una media di 10.000 barili al giorno di olio. Altri due pozzi saranno presto perforati e collegati tra loro cosicche' , al piu' presto, dovrebbero portare la produzione a circa 30.000 barili giornalieri di olio. Un investimento di circa 160 miliardi di lire. Questi risultati sono frutto di un' esperienza maturata da trentacinque anni a questa parte, da quando cioe' nel 1959 la compagnia petrolifera perforo' il primo pozzo in mare aperto in Europa. Questo venne realizzato vicino a Gela a soli 10 metri di profondita' . Negli anni ' 60 e ' 70, dopo aver adottato impianti di perforazione galleggianti, l' Agip inizio' a perforare pozzi petroliferi alla base di colonne d' acqua di circa 200 metri d' altezza. Infine, la sfida verso la perforazione in acque molto profonde con l' eccezionale risultato ottenuto a 40 chilometri fuori costa da Brindisi. Attualmente il pozzo e' fermo per la sostituzione di alcune sue parti, ma entro il primo semestre del 1995, "Aquila" tornera' a pieno regime.
Bignami Luigi

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